Benedikt Hipp – L’artista come essere espansivo
Il pittore e ceramista Benedikt Hipp è cresciuto nello studio del più antico produttore di cere votive, in una cittadina bavarese vicino a Monaco. Arti e organi isolati, ma anche sovrapposti uno all’altro – una vista che per altri bambini forse sarebbe stata uno shock – hanno da sempre abitato il suo immaginario. Benedikt Hipp ha passato l’infanzia circondato da materiali che si prestavano a essere trasformati in oggetti diversissimi, ed è cresciuto in compagnia di persone avvezze a creare oggetti con le mani. Era forse ovvio che anche lui avrebbe presto sviluppato un approccio creativo e delle abilità manuali nei confronti di tutto ciò che lo circondava. Già dalla prima infanzia, Benedikt Hipp sperimenta il mondo come un ‘qualcosa’ da poter plasmare.
Benedikt Hipp ha sempre esplorato il mondo che lo circonda. Non solo il giardino, i campi e i boschi. Già da giovane ha dimostrato una passione per i viaggi: non quelli organizzati, ma le avventure con gli amici, scorribande in cui uno tenta di superare i limiti delle proprie forze e capacità, soggiornando in posti poco accoglienti e che richiedono la piena attenzione a quello che offrono i dintorni in termini di alimentazione, e anche di protezione contro le intemperie. Da queste esperienze sono nate delle amicizie a lungo termine, che ancora oggi si nutrono non solo dei ricordi condivisi, ma anche e soprattutto di una comune curiosità nei confronti di tutto quello che cammina, striscia o serpeggia, nonché approcci propositivi alle sfide della vita.
Artisticamente Benedikt Hipp si è inizialmente limitato alla pittura, che però ha rispecchiato ben presto il suo intenso interesse per il corpo umano, inteso come laboratorio. Si è inoltre avvicinato alle scienze ad esso collegate: la sociologia, la biologia in genere, l’ecologia, la filosofia e tanti altri campi del sapere. Tra i suoi amici, infatti, non troviamo solamente produttori di cere, artisti e viaggiatori avventurieri, ma anche storici dell’arte, compositori, filosofi, scrittori, architetti, contadini, insegnanti, sociologi, artigiani… La sua curiosità per il mondo contemporaneo non conosce limiti. E così i suoi quadri, che spesso presentano strane combinazioni di arti e organi diversi e non di rado inventati, opere che in un certo senso rispecchiano a trecentosessanta gradi le riflessioni attuali sul corpo umano e non.
Com’è fatto il corpo umano e, di conseguenza, com’è fatto il “corpo sociale”? Come si trasformano queste forme con il tempo? Fino a che punto abbiamo noi stessi la possibilità di trasformarle, attraverso la nostra volontà? Dov’è il confine tra un essere e l’altro? Dove finisce l’individuo e dove inizia la società? Benedikt Hipp va perfino oltre i limiti del mondo umano e, con le sue opere, pone la domanda sui presunti confini tra tutti gli esseri, siano essi organici o inorganici. Le opere di Hipp puntano su quello che ci unisce piuttosto che su ciò che ci distingue dal mondo che ci circonda. Cambia quindi il modo in cui guardiamo al corpo: ci accorgiamo di essere frammenti di una creazione che va ben oltre la nostra individualità e che ci fa sentire parte di qualcosa di più grande. Con instancabile dedizione, Benedikt Hipp presenta e ridisegna un mondo che può fungere da modello, anche etico. A tutto il creato compete rispetto. Senz’altro Hipp in tal modo mette in discussione i tradizionali sistemi gerarchici.
Per quanto riguarda il rispetto: Benedikt Hipp ama studiare, farsi ispirare e imparare dalle tecniche culturali di altri paesi. Solo qualche anno fa si è riallacciato alla storia della sua famiglia di colatori di cera sostituendo questo materiale altamente plasmabile con l’argilla e diventando così ceramista. Ma non si è limitato alla tradizione dei figuli tedeschi. La sua ricerca lo ha portato a sperimentare tecniche che prevedono la fusione di argilla e cenere di legna bruciata ad altissime temperature. Studiando il modello del forno giapponese “Anagama”, ha rivalutato il potere e la bellezza dei materiali naturali. E del caso. Una vera e propria tecnica da alchimista, che ha richiesto a Hipp la costruzione edile di un altissimo forno. Ogni cottura delle sue ceramiche rende necessaria una specie di performance di lunga durata, processo che consiste nell’alimentare il fuoco per tre giorni e tre notti, aggiungendo legna ogni cinque minuti. Ne risultano delle forme organiche affascinanti, con colori e superfici a volte sorprendenti per l’artista stesso. L’esito dipende da tantissimi fattori non perfettamente regolabili: l’umidità e la temperatura dell’aria che entra dall’esterno, la qualità della legna e dell’argilla, ma anche il ritmo con cui viene aggiunta la legna e tante altre cose, a dire il vero, poco comprensibili. Ci vogliono fiducia nel caso e studio approfondito delle coincidenze. L’Imponderabile (con la I maiuscola) rimane co-autore di ogni ceramica di Benedikt Hipp, che accoglie le proprie opere con umiltà, frutto di una vita in cui l’artista ha tentato non solo di plasmare il proprio mondo, ma anche di creare modelli per un mondo diverso da quello in cui siamo convinti di vivere.
Benedikt Hipp non si è stancato di tentare di dare forma a tutto ciò che lo circonda. Anzi, visitando lo studio dell’artista nella sua casa a Finning, in Baviera, ci si rende conto che anche l’antico casale è interamente (ri)costruito dalle mani dell’artista e di sua moglie. Ma più cresce l’ambizione (e ricostruire 600 metri quadrati di casale si può certamente considerare un’impresa ambiziosa!), più risulta ovvia la necessità di allearsi con chi ha più forza. E per Benedikt Hipp la più grande forza con cui allearsi è la natura. Il grande giardino che circonda la casa (risanata rispettando le regole della sostenibilità) viene coltivato secondo il pensiero della permacultura.
La natura, il tempo, il sistema ecologico sono diventati gli alleati dell’artista, il quale sin dagli inizi tendeva ad espandersi. Questi alleati gli hanno indicato i limiti del proprio potere ma anche le opportunità che vengono offerte collaborando. La forza della natura rende sicuramente umili. Chi l’accetta può trarne anche piacere, e Benedikt Hipp è instancabile nel cercare nuove possibilità di confronto con forze altre e altrui. Oltre alle ceramiche, che sono frutto della cooperazione con il fuoco, attendiamo il risultato del confronto tra Benedikt Hipp e un’altra forza della natura. Per l’inverno 2022/23 è prevista la presentazione di un’opera lirica del compositore Andrej Koroliov con la sceneggiatura di Benedikt Hipp. C’è da aspettarsi un incontro tra personalità artistiche tra loro diversissime. Il risultato sarà generato da una imprevedibile combinazione di linguaggi diversi, stavolta animata da corpi e voci umane dal vivo. Benedikt Hipp sicuramente si presenterà di nuovo nella veste dell’artista espansivo… Lui che riesce sempre a rimanere simpatico, con la sua ambizione di cambiare gli oggetti, sé stesso e un po’ anche l’intero mondo.